domenica, settembre 24, 2006

Martedì 12 settembre 2006. Chi va in giro e chi lavora

Bussano vigorosamente alla porta della stanza e gridano qualcosa. L'ubriaco di ieri? No, è la cameriera che mi avvisa in inglese che è tardi e che la colazione è quasi finita, e non nel bar ma nel ristorante. La luce delle 10 innonda la stanza. Dev'essere da mo' che Paola è al congresso; trovo un suo biglietto di auguri per la giornata. Mi catapulto giù nel sotterraneo (dei due ascensori, uno solo porta al piano zero e non c'è scala di servizio - come la mettiamo con la sicurezza?) e, in effetti, sono solo nel salone. Il menu è il medesimo di quello del bar.
4 Lukashevskogo Uliza è, a saperla trovare, non lontana dall'albergo e ospita un Internet café. 100 rubli per un'ora e ho le notizie da Monza. Avrei voluto vedere di persona Alonso che rompe finalmente la macchina, ma non mi è stato dato.
Cambiare 1000 rubli in banca è stato istruttivo. Non capivo quale fosse lo sportello giusto e ho chiesto a tutti, finché un'impiegata, forse impietosita o forse infastidita dal cliente petulante, risponde con cortesia al mio inglese e mi manda a quello che scoprirò essere lo sportello del cambiavalute. Ma non voglio cambiare i miei preziosi rubli né con euro né con dollari. Alla fine capisce e, fulminandomi con lo sguardo, mi dà 10 biglietti da 100. Posso averne, ora, 100 cambiati in biglietti da 10? Sa, è per il bus... Pare di no.
Pranzo all'albergo con i conventuali e faccio conoscenza con il resto degli "stranieri", tra i quali sono incorporati i traduttori ufficiali non locali: Irina, naturalmente, dall'aria fatale e imbronciata (devo capire questo mistero) ed Eric Azgaldov, un bel vecchio in pensione e plurilingue e, come Lena, di origini armene, tutti rigorosamente alla medesima tavola, non si sa mai. Sono simpatici, soprattutto Claudia Lux dell'IFLA, che non sembra neanche un Presidente tanto è affabile e disponibile (in Italia siamo abituati diversamente).
Approfitto per chiedere cose che mi interessano e completiamo l'amicizia al bar. Fra un bicchierone di vino rosso (suo) e un bicchierino di vodka (mio) mi informa delle commissioni che trattano della certificazione delle competenze professionali, processo che AIDA sta per lanciare anche in Italia secondo il modello europeo CERTIDoc (e ho detto tutto!).
Al convegno, Lena mi assicura che il museo è ben dotato e multilingue e vado fiducioso. È invece minuscolo e nessuno sa parlare altro che il russo né ci sono scritte in inglese alle vetrine. Ai vulcani, che sono l'essenza della regione e che grazie a loro è diventata nel 1996 patrimonio UNESCO dell'umanità, è dedicato un solo pannello. Il resto è su flora e fauna. Uccelli impagliati, orsi e granchi giganteschi. E storia delle esplorazioni. Poi, tutta una sezione sugli aborigeni paleosiberiani, antenati degli Amerindi e imparentati con gli Inuit (quelli dell'Esquimia...) e oggi pressoché scomparsi. Coriachi, Kamciadali e Itelmeni sono ridotti più a nord, e mantengono, in poche migliaia, qualche tradizione, e non solo per i turisti che vogliono fotografare le danze sciamaniche, come se fosse cosa per loro. Le ricostruzioni sono accurate e imparo, in immagini, a costruire tende, scuoiare animali, battere il tamburo e pescare questi salmoni che sembrano balene.
La sera, solita cena al tavolo degli esteri dove incontro i reduci dal convegno. Questa cucina della Kamchatka è buona, tutta a base di pesce (e che pesce!) ma saporita e leggera e raffinata. Un brodettino di pesce che si chiama ovviamente Ukha ha molto successo. È più chiaro ed elaborato dell'Ukha comune con l'uovo, e che piaceva tanto a Ivan il Terribile che vi faceva aggiungere anche carne e funghi. Ma, si sa, era Terribile!
Ukha della Kamchatka. Prendi un quarto di salmone pulito, un quarto di filetti di salmone spellati e mezzo chilo di rigaglie di salmone (testa, coda, pinne, ossa) - viene meglio se le qualità dei salmoni sono diverse; magari si può variare, da noi, con la trota salmonata o con l'aringa fresca, ma chissà? - , cipolla, 4 carote, radice di pastinaca (la "patata del popolo" prima di Colombo - se non è disponibile, prova con il sedano rapa), 3 patate, scalogno e aneto tritati fini e prezzemolo tritato grosso, nonché bouquet garni in sacchetto di tela, composto da prezzemolo, aneto, alloro, grani di pepe nero. E ancora vodka, pepe macinato, sale e fette di limone per decorazione.
Metti in pentola 6 tazze d'acqua, il quarto di salmone pulito, la cipolla, la carota più grossa tagliata in quarti, la pastinaca, il bouquet garni con sale e pepe. Fa' bollire schiumando finché necessario e poi copri riducendo la fiamma per ancora una mezz'ora. Passa al setaccio il tutto estraendone più liquido che puoi. Rimetti al fuoco il liquido estratto aggiungendo le rigaglie di salmone, la vodka, le patate e le altre carote tagliate fini. Al primo bollore riduci la fiamma a prosegui per quasi mezz'ora finché le verdure non sono tenere. Estrai il pesce e riponilo, getta le rigaglie e tutto il resto ma trattieni le patate e le carote che poni da parte e risciacqui. Rimetti a fuoco dolce per qualche minuto, poi cola il tutto perché il brodo sia composto solo d'acqua. Aggiungi i filetti di salmone e fa' cuocere a media fiamma per pochi minuti. Intanto taglia a pezzetti le patate e taglia finemente i quarti di carota. Prepara 6 o 7 tazze da brodo nelle quali ripartisci i filetti, le patate, le carote e il brodo. Mescola e aggiungi scalogno, aneto e prezzemolo. Guarnisci con le fette di limone.


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